1Tessalonicesi 1,2-10 "Oltre i nostri orticelli" (J. Perrin)
Ecco il cuore della fede dei tessalonicesi, una confessione che dobbiamo sempre rifare nostra: crediamo nel Dio vivente. La nostra fede è una fede ancorata nella vita, nel suo rispetto, nella sua imprevedibilità, nella sua bellezza. Questo punto è centrale per la nostra umanità e per la nostra relazione con il mondo: crediamo nel Dio vivente.
Eppure il Dio vivente non annulla la morte, non cancella la sofferenza, non promette l’impossibile. Dio desidera la vita per le sue creature. Il paradosso della nostra fede sta proprio qui: sappiamo che Dio è vivente e creatore di vita, nello stesso tempo viviamo la morte, ci imbattiamo nelle tragedie nostre o dei nostri cari, la morte vaga sempre e rode la nostra certezza della vita.
La tensione tra il Dio vivente e la persistenza della morte ci mette in crisi come esseri umani e come credenti. Siamo costretti a fare i conti con un’aporia: il nostro Dio è un Dio di vita ma la morte non muore! E’ una via stretta quella che serpeggia nei meandri della sofferenza umana per cercare la luce di Dio, nonostante gli ostacoli e i vicoli ciechi. Ma è la via che i tessalonicesi hanno imboccato quando hanno scelto la fede, ed è la nostra via in un mondo tentato dalle spiegazioni razionali o, all’altro estremo, dalla superstizione dilagante.
Questa via stretta ci porta a considerare con gli occhi della fede le questioni legate all’accanimento terapeutico o alle diagnosi prenatali in caso di gravi patologie del feto. Guardare con gli occhi della fede vuol dire appunto guardare, non essere accecati da certezze inflessibili. Guardare con gli occhi della fede significa tener conto della sofferenza attuale o futura di un essere umano, cercare di definire le condizioni di dignità della vita. Le innumerevoli possibilità del mondo scientifico e tecnologico ci spingono a confrontarci con domande sempre più complesse, a volte addirittura drammatiche o insopportabili perché esse riguardano la vita o la sopravvivenza di un essere umano.
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sermone di domenica 9 settembre 2012 | 39.26 KB |