Esodo 16 - L'economia del ricevere (J. Perrin)

Questo racconto ci regala tre insegnamenti fondamentali per la nostra vita di fede: il primo ha a che vedere con la giustizia, il secondo con la sobrietà e il terzo con la festa.

1. La giustizia

La manna simboleggia il mistero della mano di Dio per eccellenza. L’autore del testo non poteva essere più generico: la manna è la cosa, potremmo dire la “roba”, che Dio dà al popolo d’Israele che brontola nel deserto. Ma il dono della manna non vuol dire solo sussistenza alimentare. Il dono della manna è una prima codificazione di giustizia o di equità tra gli uomini e le donne di questa strana combriccola in cammino verso la terra promessa. Certo con la manna Dio nutre tutti ma lo fa in modo perfettamente uguale, proporzionale. Non c’è chi ha tanto e chi ha poco, non si tratta di un regime di benessere in cui tutti possono mangiare, ma dove c’è chi mangia delizie e chi mangia pasta, riso e patate.

Nella giustizia di Dio ogni membro del popolo riceve la stessa razione. La giustizia è anche uguaglianza, ogni essere umano è stato creato a immagine del Signore, ogni vita ha la stessa dignità. Spesso le nostre società democratiche postmoderne hanno adattato questa idea dell’uguaglianza: qualcuno è sempre “più uguale” del suo vicino. Il dono della manna rimette ordine nel disordine delle nostre nazioni alla deriva dove solo una fetta sottilissima approfitta di un’economia esageratamente sregolata.

2. La sobrietà

Il secondo insegnamento è centrale e riguarda la sobrietà. L’uguaglianza di fronte alle risorse e di fronte alla sopravvivenza non può essere mantenuta solo dall’uomo. Dio lo asseconda e impone un certo ritmo e quantità ben definite. Con questo sistema di distribuzione organizzata sparisce lo spreco e neanche il consumatore più furbo riesce a fare scorte. Le scorte nascoste vanno a male! Invece quando Dio gestisce le scorte e raddoppia le razioni, tutto funziona e il cibo si mantiene perfettamente. Nessuno ruba la porzione del debole, nessuno riesce ad accumulare di nascosto o addirittura a mandare in un luogo più sicuro le scorte illegittime. Ciascuno è invitato alla sobrietà del consumo, al risparmio, alla riconoscenza per questa provvidenza straordinaria.

3. La festa

L’elemento più stravagante di questo racconto paradigmatico riguarda il terzo insegnamento. Dove porta tutta questa storia di distribuzione equa del cibo e di invito a una maggiore sobrietà? La giustizia e la sobrietà sono la preparazione alla festa, anzi la festa non è possibile se prima non ci sono questi insegnamenti sull’economia di Dio. Nel racconto della manna tutto è orientato verso il settimo giorno e annuncia già il quarto comandamento. Nella festa del settimo giorno il popolo d’Israele ritrova il ritmo della creazione, e lo segue per vivere. Ma a preparare la festa non sono gesta magnifiche di Dio o miracoli completamente fuori dagli schemi. E’ la sobrietà che porta ala festa, la moderazione, la distribuzione equa. Festa non rima con eccesso o trasgressione. La festa sbocca come un fiore dopo un periodo di ascesi, di sobrietà e di attesa. La festa del settimo giorno non è ancora il banchetto straripante della fine dei tempi ma vi accenna. Gli eccessi umani o del mondo non riescono a competere con l’eccesso di Dio, sarebbe come affermare che il consumo compulsivo della nostra società corrisponde alla grazia del Signore. La festa apre la porta di una realtà rinnovata in cui nessuna moneta ha valore perché l’eccesso d’amore di Dio è semplicemente gratuito.

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