Luca 11, 27-28 – Famiglia? Famiglie! (J. Perrin)
Il discorso di Gesù non è un discorso contro la madre o contro le donne che partoriscono e nutrono i figli. Il discorso di Gesù riguarda la nuova famiglia, cioè il regno di Dio sulla terra, la nuova vita in Cristo. Gesù non dice di abbandonare la famiglia tradizionale, non dice di non amare i propri genitori, figlie, figli, fratelli o sorelle. Gesù fonda le relazioni umane su una nuova obbedienza che frantuma gli schemi della società del suo tempo. Il potere si sposta dal capo della famiglia verso Cristo. E questo spostamento ha due effetti principali: il primo è quello di sorprendere, di scandalizzare, forse addirittura di scioccare gli ascoltatori di Gesù. Ma non è una provocazione senza fondamento: è un invito a cambiare sguardo sulle cose e sulle strutture umane di potere. Il secondo effetto delle parole di Gesù è quello di dare a ogni membro della famiglia una voce in capitolo, anzi tutte le voci ormai si possono far sentire con la stessa intensità. E questo significa che, nelle relazioni rinnovate da Gesù, le donne sono uguali agli uomini.
In questa nuova distribuzione dei ruoli ciascuno/a diventa responsabile. Fare la volontà, mettere in pratica la Parola di Dio richiede un’adesione personale. E questo accade nella vita pubblica, professionale, ecclesiale, culturale ma anche nella vita privata. Vita di coppia e di famiglia sono luoghi privilegiati. Dove, meglio che laddove amiamo, possiamo vivere davvero l’amore, l’impegno, il rispetto, la cura? La vita privata, intima, la vita degli affetti e della tenerezza è la prima scuola umana dell’amore. E come vediamo, ciò che conta nell’Evangelo, non è la struttura della famiglia ma la qualità inderogabile dei legami al suo interno. Se l’amore governa, allora è famiglia. La famiglia è la scuola dei discepoli. Ciò che viviamo, costruiamo e condividiamo in famiglia costituisce la radice del nostro impegno nel mondo e con tutti gli altri.
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sermone del 3 giugno 2012 | 35.6 KB |