Romani 14,7-9 – Libertà in crisi (J. Perrin)

Grazie alla risurrezione di Cristo, la nostra vita, intesa come vivere e come morire, viene vista come una possibilità di fare scelte e di agire liberamente davanti al Signore. A livello etico, questa libertà limitata ma che rende conto solo a Dio apre nuove strade. Infatti né l’illusione di onnipotenza umana né i poteri terreni possono condizionare l’agire libero del credente. La consapevolezza che la nostra vita è limitata dalla morte ma che questa limitatezza è paradossalmente sinonimo di liberazione offre all’essere umano nuove possibilità etiche. Ciò che guida le sue scelte non è più l’autorità di una gerarchia, né l’antropologia dei forti, né il partito dei potenti, ma la libertà ricevuta da Dio, una libertà appunto limitata perché donata. L’essere umano non si è liberato da solo ma è stato liberato da un Dio che gli vuole bene. In nome di questa nuova libertà l’essere umano può fare scelte personali, scelte di cui dovrà rendere conto solo di fronte al Signore. In nome di questa libertà la teologia protestante ha sempre accettato le sfide etiche della società civile e non ha cercato di rifugiarsi dietro una muraglia di dottrine. Cristo ci ha liberati e non possiamo rimanere muti nella società, in attesa di una spinta. La spinta la possiamo dare noi! Perciò oggi, sempre in nome di questa libertà limitata, la nostra comunità si accinge a offrire alla città la possibilità di firmare un documento chiamato comunemente “testamento biologico”. E sempre più spesso arriveranno dalla società e dal mondo interrogativi e problematiche che metteranno alla prova la nostra fede. La consapevolezza della nostra libertà strettamente legata a un agire responsabile incoraggia questo confronto, anzi può giocare un ruolo attivo sull’agorà delle idee e del futuro.

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