Matteo 10,26-33 – Numero di funambolismo (J. Perrin)
Era già abbastanza rischioso parlare di tenebre e di luce, ma il vero pericolo arriva adesso: Gesù dice di trasformare ciò che ci ha sussurrato nell’orecchio in una predicazione sui tetti! Infatti, che cosa evoca l’immagine della predicazione sui tetti? Evoca almeno due parole che, come “funambolo”, iniziano anch’esse con la f: FUORI e FORTE. Tutte e due le parole hanno a che fare con il posto, i tetti, e con un movimento, uscire. Da una parte andare sul tetto implica andare fuori, uscire della casa e dirigersi verso l’alto. Dall’altra, predicare sui tetti significa annunciare a voce alta, forte, fortissimo come si dice in musica, affinché tutti possano vedere e sentire. Uscire qui designa l’uscire da sé richiesto dall’annuncio di una notizia fantastica. Se grido la rivelazione di Cristo ai quattro venti, non devo solo far uscire una voce forte dal mio corpo, ma devo anche uscire dalla mia condizione prigioniera delle tenebre e accogliere la vita nuova offerta in Cristo. Non sto dicendo una banalità. Sto dicendo che la predicazione deve uscire dalle chiese e diffondersi nel mondo, nelle vite e nelle storie degli esseri umani che incontriamo. E sto anche dicendo che la predicazione è rischiosa, non solo perché viene fatta sui tetti ma perché richiede un bel coraggio e una grande fede. Dire forte che crediamo in Cristo, dire forte che la salvezza non viene dal potere o dal denaro ma dalla promessa di una vita totalmente nuova, dire forte che l’amore e la compassione sono i nuovi pilastri delle relazioni, dire tutto ciò richiede coraggio e fede, proprio il coraggio e la fede che la nostra società fatica talvolta a insegnare ai giovani.
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culto del 30 ottobre 2011 - Domenica della Riforma | 44.4 KB |