Marco 3, 31-35 – La strana famiglia di Dio (J. Perrin)
La nuova fratellanza indica una nuova famiglia, cioè non un nuovo ordine sociale possibile. Il testo non usa la parola famiglia, quindi la possiamo usare solo in un senso lato e generico. Infatti, sarebbe azzardato confrontare senza filtro la famiglia dell’epoca di Gesù e la famiglia in Europa nel 2011. In questo testo Gesù sposta i nostri sguardi, ci incoraggia a uscire dai nostri schemi e a prendere coscienza della nuova realtà che egli annuncia e incarna. Due elementi del testo di oggi segnalano questo spostamento. Il primo riguarda dentro e fuori. Mi spiego. Si capisce dal racconto che Gesù si trova in una casa a insegnare, invece i suoi famigliari, la madre e i fratelli (le sorelle?) si trovano fuori. La casa altrui, un’assemblea variegata, ecco il mondo e, se vogliamo, la famiglia di Gesù.
Il secondo elemento riguarda l’ordine delle parole. E’ un dettaglio ma potrebbe indicare qualcosa di significativo, è un indizio dello spostamento di cui ho appena parlato. Gesù chiede: “Chi è mia madre? Chi sono i miei fratelli?” (v. 33). Invece nella sua risposta Gesù inverte i termini e dice: “Chiunque avrà fatto la volontà di Dio, mi è fratello, sorella, madre” (v. 35).
Questi due elementi sono indizi minori in un certo senso. Per capire l’importanza di questo testo, in cui indubbiamente Gesù introduce una distanza importante con la sua famiglia, dobbiamo cercare di capire l’assenza del padre. Infatti, il testo parla della madre di Gesù e dei suoi fratelli, quindi probabilmente dei figli di Maria e Giuseppe. Ma di Giuseppe il testo non dice nulla. Il testo non dice nulla di Giuseppe almeno per due ragioni. La prima è marginale ed è comunque solo un’ipotesi. Alcuni specialisti pensano infatti che Giuseppe sia morto quando Gesù era ancora piccolo. La seconda ragione è teologica e di conseguenza più rilevante. Il testo biblico di oggi non dice niente di Giuseppe perché egli non conta. Il vero e l’unico padre è il Padre celeste.
E’ interessante notare che anche questa voluta assenza del padre può essere l’indizio di un nuovo ordine sociale, o almeno di un cambiamento nello statuto sociale dei ruoli famigliari. L’assenza del padre e di conseguenza il riferimento implicito a Dio come Padre celeste possono significare un rifiuto del potere paterno tradizionale all’interno della famiglia. E’ innanzitutto il padre, il capo famiglia, a dover cambiare ruolo. E, come riflesso di questo cambiamento, allora tutti gli altri ruoli possono spostarsi e formare insieme una nuova famiglia sociale, la famiglia di Dio, la comunità di fratelli e sorelle uguali, tutti figli dell’unico Dio.
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sermone del 18 settembre 2011 | 44.7 KB |