Esodo 20,12 - Una questione di peso (di Janique Perrin)
Sono dieci e ciascuno di loro ha uno scopo ben preciso. Sono dieci ma sono divisi in due gruppi e i due gruppi sono inseparabili. Chi sono? Non sono i nani di Biancaneve, né le persone della Trinità, né i ministri del Consiglio. Sono i dieci comandamenti o, come dicono gli ebrei, le dieci parole. E il breve testo di oggi è la quinta di queste dieci parole. Carissimi, carissime, siamo nel cuore dell’etica biblica e il quinto comandamento ci interpella nella nostra condizione di figli e di figlie. Infatti un’esperienza che facciamo tutti è quella di essere figli. Se la nostra condizione di fronte a Dio è quella di peccatori e peccatrici salvati per grazia, la nostra condizione di fronte alla nostra umanità è quella di essere figli e figlie. Il comandamento di onorare il padre e la madre si rivolge ai credenti in quanto frutti di un’unione che li precede. L’essere figli ci iscrive in una storia, in termini moderni potremmo dire una storia di desiderio, e fa di noi a nostra volta degli attori di questo desiderio affinché la storia continui. A partire da questo comandamento che mette il dito su una parte affascinante e misteriosa dell’esistenza vorrei soffermarmi in un primo tempo sulla promessa collegata al comandamento e sul suo significato nella nostra vita di fede. In un secondo tempo mi concentrerò invece sui destinatari del comandamento, cioè sui figli e in particolare sui giovani.
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Sermone del 16 gennaio 2011 | 41.5 KB |